12 novembre 1944 - A-20 K Ser. Nr. 44-362 - Villa Minozzo (RE)

Missing Air Crew Report: 47th Bomb (L) - Rosignano A/D - Target or intended destination: Po Valley; Type of mission. Armed Night Reconn. 12 Nov. 1944 Time: 01.13; last know whereabouts of missing aircraft: .... Aircraft A-20K-10 AAf Ser. Nr. 44-362 (71) Crew position: Pilot 2nd Lt. Ross F. Wright, Bomb/Navigator 1st Lt. James L. Dowdell, Lower Gunner S/Sgt, Eugene B. Boward, Torret Gunner Sgt. Adolph F. Schultz.

On the morning of 12 November 1944 at approximately 00.49 hours, 2nd Lt. Ross F. Wright, pilot, 1st Lt. James L. Dowdell, Bombardier, S/Sgt, Eugene B. Boward, Gunner, Sgt. Adolph F. Schultz, Gunner took off in airplane number 44-362 (71) from Rosignano Airfield to run an Armed Reconnaissance mission of the Casalmaggiore, Montese, Modena, Ostiglia area, Italy. The last radio contact with this plane was when it checked with the sector control on entering its zone. The time of last radio contact was at 01.13 hours. Efforts to contact the missing aircraft by sector control were unsuccessful. The airplane never returned.

Colpito da flak l'aereo precipitò a Razzolo di Villa Minozzo, schiantandosi in una zona boscosa tenuta dalla 284ma Brigata Fiamme Verdi. Tutti gli aviatori riuscirono a lanciarsi ma il pilota Lt. Wright restò ucciso, forse per mancata apertura del paracadute. I tre superstiti furono aiutati dai partigiani e riuscirono a passare le linee dopo una decina di giorni. Il racconto dell'evasione dei tre aviatori ci viene dal figlio di Boward, Gary. Il passaggio delle linee avvenne con l'aiuto delle Guide di Civago e del Maggiore Wilcockson.

"Il mattino seguente fu svegliato presto e portato fuori in fretta per incontrare un giovane partigiano italiano che lo avrebbe accompagnato in una lunga camminata ad incontrare una Missione Britannica che era stata lasciata dietro le linee nemiche per aiutare gli aviatori abbattuti a fuggire. Dopo aver camminato tutto il giorno, finalmente incontrò la Missione comandata dal Maggiore "Wilky". C'erano già diversi americani abbattuti, incluso il Cpl. Schultz. Il Lt. Dowdell si sarebbe unito a loro il giorno dopo. Fu qui che apprese che il pilota Lt. Wright non era sopravvissuto. Boward, Schultz e Dowdell furono ospitati da una famiglia italiana mentre il Maggiore preparava una squadra di evasione. Questa era formata da partigiani italiani, prigionieri di guerra sfuggiti, aviatori abbattuti e disertori tedeschi. Trascorsero i successivi giorni continuando a muoversi verso sud mentre venivano inseguiti dalle pattuglie tedesche. Raggiunta la terra di nessuno, Boward fu chiamato a stabilire il primo contatto con i soldati statunitensi in quanto indossava ancora la sua uniforme completa, compresa la sua giacca di volo in pelle marrone dipinta di persona. Fu a questo punto che Boward fu quasi ucciso dai soldati americani. Infatti le insegne dell'86th Squadron mostravano "The Grim Reaper", un teschio che si sfiora il naso. Da lontano le truppe americane scambiarono Boward per un ufficiale delle SS tedesche, dato che anche le SS portavano un teschio. Dopo aver capito che non si trattava di una SS, Boward fu portato al posto di comando dove informò il comandante, un tenente colonnello, del grande gruppo di persone che avrebbe attraversato le linee. Alla fine fu riunito con Schultz e Dowdell e, dopo l'interrogatorio, caricato su camion e portato alla 12th USAAF. In tutto, i tre uomini avevano vissuto dietro le linee nemiche per nove giorni."

Al ritorno dichiararono che l'aereo fu colpito da flak ad un'altezza di 10000 piedi. Nell'ordine si lanciarono Boward, Wright, Dowdell e Schultz. Quando quest'ultimo entrò in contatto con i partigiani, fu informato della morte di Wright. Il pilota ebbe un funerale cristiano e fu sepolto nel cimitero di Villa Minozzo, da dove poi fu esumato e trasportato nel paese natale, Brigham City, Utah.

Quello che accadde ai resti del velivolo ci perviene dalla testimonianza scritta di "Rino" Geom. Salvatore Rotanti, all'epoca in forza alla 284ma Brigata Fiamme Verdi:

Singolare fine di un aereo precipitato." Poiano, novembre 1944, mi trovo con l'amico "Leone", in una casa isolata dove teniamo un magazzino di viveri dell'intendenza generale (di tutte le Brigate Partigiane). Da quasi un mese la situazione è discretamente tranquilla ed i giorni trascorrono lenti senza avvenimenti particolari, nella attesa dell'inverno che si avvicina. Una notte sono svegliato di soprassalto da un rumore di aereo che intuisco volare a bassa quota e, nell'istante che faccio per alzarmi, scorgo dalla finestra un grosso bagliore. Giunto al davanzale vedo delle fiamme in direzione di Razzolo e capisco che l'aereo, di cui avevo sentito il rombo, è precipitato, scoppiando. Poi dato che il fuoco cessa quasi subito, torno a distendermi ricominciando tosto a dormire, in quanto assuefatto ad ogni rischio, con quella beata incoscienza che è propria dell'età giovanile, mentre "Leone" l'altro gregario del posto non ha addirittura sentito nulla tanto la cosa è avvenuta velocemente. "Leone" è un siciliano purosangue: faceva il militare da queste parti, quando è incappato nell'8 settembre e cosi si è rifugiato sui monti. Il mattino seguente le notizie di radio Scarpa ci fanno sapere in breve tempo che è caduto, appunto nei pressi di Razzolo, come avevo intuito, un ricognitore americano e che sono morti tre aviatori. Per tutto il resto della mattina e nelle prime ore del pomeriggio ho assistito veramente strabiliato, dal mio osservatorio, ad uno spettacolo insolito. File e file di gente, tutta la popolazione della zona direi, corre in massa nel luogo del disastro per curiosare. E' un avvenimento tale, che, in mezzo ai disastri della guerra, nessuno si vuole lasciare sfuggire, come diversivo e a me pareva di vedere le formiche quando nella buona stagione vanno in lunghe file a cercare le provviste per l'inverno. "Leone" ed io chiamammo qualcuno che, al ritorno, passava nei paraggi del nostro magazzino e che, soddisfatto e trionfante, ci mostra alcuni rottami dell'aereo presi come ricordo. Ci raccontano pure che al mattino presto ogni tanto si sentivano ancora esplosioni delle munizioni, ma la gente, temprata a ben altre prove, seguitava a curiosare e a raccogliere rottami. Decido allora, vinto dalla curiosità e per cambiare un po' la monotonia del momento, di andare anch'io a vedere l'aereo. Mi butto per il sentiero che mi porta giù al torrente Lucola. Risalgo il pendio opposto più veloce che posso incontrando ogni tanto gruppetti di gente, per lo più uomini, che ritornano verso casa. Intuisco ad un certo punto di essere nei pressi dello spettacolo dall'odore di bruciato e dal brusio che sento e che non vedo, perche ancora basso col sentiero; poi arrivo in una mezza spianata dove staziona una vera folla da festa campestre. Vedo un motore ridotto ad un blocco informe e cerco gli altri resti dell'aereo, ma ahimè, di quello che restava dell'esplosione non vi è più nulla, letteralmente portato via dai decisi visitatori. Guardo, deluso, un pezzo incastrato in un tronco d'albero e che, nonostante i segni di chiari tentativi di estrazione, è ancora saldamente piantato nel legno. Lancio un'altro sguardo allo spiazzo col terreno sconvolto e riparto deluso per Poiano, veramente strabiliato per il fatto che i bravi montanari erano riusciti, in meno di una giornata, a demolire un bimotore, cosa che nemmeno i migliori specialisti dell'aviazione avrebbero saputo fare."

Grazie a Michele Becchi per la ricerca e ricostruzione storica.

crew

Boward, Dowdell e Schultz fotografati a Rosignano nel dicembre 1944, pochi giorni dopo aver passato le linee.

badge

"The Grim Reaper", patch dell'86th BS, 47th BG (https://www.47bg.com/86th-squadron)

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